Non passa giorno che, in un modo o nell’altro, vuoi per le difficoltà di crescita, vuoi per l’aumento del costo del rifinanziamento, vuoi per la difficile situazione demografica, vuoi per la congiuntura economica poco favorevole, non si evochi il peso del nostro debito pubblico e il peso della sua zavorra sul futuro del nostro Paese. Essere a circa il 144% del rapporto debito/PIL non è certo motivo di vanto, rendendoci deboli da un punto di vista negoziale nei confronti dei partner e di chi volesse investire nel nostro Paese, oltre che particolarmente sensibili alle mutevoli condizioni di mercato, come sta succedendo da 1 anno a questa parte.
Il Giappone, peraltro, ha un rapporto debito/Pil quasi doppio (266%), eppure la comunità internazionale giudica il Paese assolutamente solido, mettendolo al riparo dalle turbolenze dei mercati.
Fondamentalmente il motivo va ricercato in quello che si può definire un “unicum” in un’economia globale che fa del “libero mercato” il presupposto essenziale.
Oltre il 90%, infatti, del debito giapponese è detenuto da investitori domestici: in primis la Banca Centrale, che arriva a controllare circa il 50%, e poi da Banche, Fondi pensione e risparmiatori privati.
Una distribuzione che non espone il Paese del “sol levante” alla speculazione, forse il rischio maggiore per chi ha un debito pubblico elevato. Va detto, peraltro, che un altro aspetto lo favorisce, vale a dire i rendimenti particolarmente bassi, ben lontani dal livello medio del costo del nostro debito.
Ben diversa la realtà italiana.
All’anno scorso, il 30% del nostro debito era in mano alla Banca d’Italia (circa € 790 MD), compresa la quota derivante dagli acquisti della BCE.
Un altro 40% circa (€ 850 MD) era detenuto dal sistema bancario (uno dei motivi di preoccupazione durante i passati anni), oltre che altre entità finanziarie (Fondi comuni, Fondi Pensione).
Famiglie e imprese detengono circa il 10%, per lo più in mano alle famiglie. Gli investitori esteri arrivavano a detenere, a dicembre 22, circa il 27% del totale delle nostre emissioni.
Ieri il Tesoro ha annunciato che, nei primi giorni di giugno, sarà in collocamento una nuova tipologia di BTP, denominato BTP Valore.
Sarà un’emissione, come già è per il BTP Italia, riservata agli investitori privati e alle famiglie, caratterizzata da una durata non lunga (4 anni), da cedole crescenti (la cui entità sarà comunicata nei giorni in cui il titolo sarà collocato) e un premio di fedeltà per chi lo detenesse sino a scadenza.
Chiaro l’obiettivo del Governo: in un momento in cui viene a mancare il principale acquirente da almeno 3 anni a questa parte (ma già prima della pandemia le “mani pesanti” della BCE iniziavano a farsi sentire), grazie a manovre come QE e APP, diventa indispensabile fare in modo che le “esigenze di cassa” trovino nuovi compratori.
Riportare in “casa” il debito, riservandolo alle famiglie, ha quindi diverse valenze.
Prima di tutto è un ulteriore passo per preservarlo dalla speculazione, pronta ad intervenire ai primi segni di crisi o di debolezza.
In secondo luogo, solitamente un investitore domestico, essendo poco portato al trading, detiene il titolo sino a scadenza. Un modo, anche questo, per tenere “sotto controllo” il costo.
Insomma, ci stiamo piano piano “giapponesizzando”, non solo da un punto di vista demografico (insieme al Giappone siamo il Paese con le aspettative di vita più alte al mondo), ma anche da un punto di vista di “controllo” del debito.
Ieri sera seduta poco mossa a Wall Street, con chiusure poco sopra la pari per il Nasdaq (+ 0,25%) e, all’opposto, leggermente debole per il Dow Jones (- 0,17%). Sulla parità lo S&P 500.
Questa mattina sale la borsa di Tokyo, con il Nikkei a + 1%.
Deboli gli indici Great China, con Shanghai che cede l’1%, mentre è più appesantita Hong Kong, con l’Hang Seng che lascia sul terreno l’1,88%.
Appena deboli i futures, frazionalmente sotto la parità su tutti i mercati.
Deboli anche le materie prime.
Petrolio in calo, dopo il rimbalzo degli ultimi giorni, con il WTI a $ 72,76 (- 0,64% nei primi scambi della giornata).
Gas naturale Usa a $ 2.221 (- 0,89%).
In leggera contrazione anche l’oro, che fa segnare $ 2.032, – 0,14%.
Spread in lieve rialzo, a 191 bp, per un BTP al 4,23%.
Rendimento Treasury al 3,49%, dal precedente 3,42%.
€/$ a 1,099, con l’€ in lieve calo.
Continua la debolezza del Bitcoin, sulle code del blocco, da parte di Binance, dei prelievi, per alcune ore, dei prelievi di criptovalute.
Ps: tutte le guerre hanno una valenza fortemente negativa. Quelle “fratricide” forse ancora maggiore. Quella tra la Corea del Sud e il Giappone, durante la seconda Guerra mondiale, può essere catalogata tra queste. A distanza di oltre 80 anni l’eco non si è ancora spento. Infatti Lee Yong-soo, oggi 94 anni, che nel 1943, all’età di 14, venne rapita dai giapponesi e costretta a prostituirsi nelle caserme che ospitavano i kamikaze, sta ancora richiedendo, a rischio di far scoppiare un caso diplomatico tra i 2 paesi, le scuse ufficiali del Governo giapponese. Non chiede risarcimenti in denaro, ma che le i fatti incriminati vengano citati nei libri di storia del Giappone. A conferma di una “pulizia” di pensiero, da parte di quella cultura, forse unica al mondo.